Dove c'è il Santo non si passa
I falò delle Farchie
Siamo nel 1799, l’avanzata dell’armata francese è inarrestabile lungo lo stivale. Le truppe napoleoniche sono giunte fin all’entroterra abruzzese, quella sera tocca a Fara Filiorum Petri. Quand’ecco che in contrada Colle Selva, un anziano signore vestito umilmente appare dinanzi ai soldati a cavallo, pronti all’assalto. I possenti destrieri della cavalleria si arrestano, si inginocchiano davanti all’uomo e nessun ordine riesce a farli proseguire. Poco male per il generale francese, per un piccolo borgo sarà sufficiente la fanteria. Ma all’avanzare dei soldati, l’anziano assume le sembianze di Sant’Antonio e trasforma le Querce del bosco in alte colonne di fuoco. ‘Dove c’è il Santo, non si passa’ sentenzia il generale, ordinando la ritirata.
Questa leggenda rievoca la comunità di Fara Filiorum Petri, il 16 gennaio di ogni anno, durante la festa delle Farchie. Ogni contrada nelle settimane che precedono la Festa va a raccogliere la fascine, si ritrova a costruire la propria farchia in piccole sedi che divengono spazi di condivisione, fra cene, canti, vino, preghiere e organetti, per riscaldarsi nelle fredde giornate invernali. Il pomeriggio del 16 Gennaio, giorno di Sant’Antonio, Le Farchie di ogni contrada vengono innalzate nello spiazzo antistante il cimitero, quindi vengono date alle fiamme, come le querce di Sant’Antonio. Ogni contrada si stringe attorno alla propria farchia, intonando canti tradizionali, alla luce e al calore del fuoco, mentre Sant’Antonio viene portato in processione.
Le Farchie sono un connubio di festa religiosa e festa profana, una festa per il santo, ma prima di tutto una festa per la gente. Un rito intimo, non strillato, dove si celebra l’appartenenza a una comunità. A Fara c’è l’Abruzzo autentico, quello che non ha bisogno di costumi per celebrarsi, una festa umile e sentita fatta di vino, fuoco, fatica e voglia di stare insieme. Una festa non ruffiana dove il turista è il benvenuto, ma solo se porta rispetto come ogni ospite dovrebbe fare.
All Photographs © Vito Frugis